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Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia |
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I ricercatori e i borsisti dell’Istituto giustificano l’iniziativa di attuare la chiusura simbolica della porta dell’Istituto perché, dopo dieci anni di delibere per l’acquisizione al patrimonio regionale dell’immobile in Napoli, sito alla piazza Santa Maria degli Angeli n° 1, «per la costituzione di una biblioteca, per l’allocazione, la conservazione e pubblica fruizione del patrimonio bibliografico dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli», non ancora si è dato inizio ai lavori di ristrutturazione e allestimento, per i quali sono già disponibili da anni ingenti fondi europei. Vogliamo esortare la Regione Campania a bandire subito la gara d’appalto per i lavori in modo da rendere accessibile al più presto la biblioteca e dar modo ai ricercatori e borsisti dell’Istituto di procedere alla schedatura dei libri e alla sistemazione definitiva dell’immenso patrimonio librario. La fondazione di questa biblioteca è stata auspicata da grandi figure della comunità internazionale degli studiosi, come Paul Oscar Kristeller, Hans-Georg Gadamer, Paul Dibon, dai maestri del Warburg Institut, così come da tanti maestri della cultura italiana, da Giovanni Macchia a Salvatore Valitutti, da Giovanni Spadolini ad Adriano Buzzati Traverso, da Elena Croce a Giovanni Pugliese Carratelli, il quale fino agli ultimi giorni della sua vita ha sperato di vedere l’inaugurazione della biblioteca, alla creazione della quale aveva contribuito donando diversi volumi. La raccolta presenta una ricchissima dotazione di opere, collezioni e strumenti ausiliari di studio e vi è annessa un’emeroteca di raro pregio che custodisce, tra i tanti periodici, 16 riviste internazionali che nessun altro centro di ricerca napoletano possiede e che fanno della biblioteca un gioiello, frutto non di casuale sedimentazione, come fu riconosciuto nella perizia della Regione Campania, ma «di uno sforzo ragionato di gestione e sviluppo, […] delle attività di studio, ricerca e formazione» svolte dall’Istituto stesso. Intanto, sulla stampa di questi giorni leggiamo che decine e decine di milioni di euro di fondi europei vengono stanziati dalla Regione Campania per le più diverse attività: 4 milioni di fondi europei per “valorizzare” i siti culturali, orfani di una vera tutela, con eventi estivi «capaci di vendere il “prodotto” Campania», 2,8 milioni di euro per i corsi di formazione professionale, mentre si tagliano oltre 2000 posti di lavoro nella scuola, 5 milioni di euro per il servizio civile, 5 milioni di euro per progetti di animazione e comunicazione culturale, 25 milioni di euro per l’accesso al credito delle piccole e medie imprese nel settore sociale, 455 milioni di euro per la ricerca tecnologica e l’innovazione delle imprese in Campania, mentre mancano modeste somme per far funzionare il telescopio costruito dall’Osservatorio astronomico di Napoli, situato in Cile e la Società di Storia Patria rimane priva di ogni risorsa e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici non ha ricevuto alcun finanziamento nel 2009, un finanziamento di soli 262.500 euro nel 2010 e nulla per il 2011. Non possiamo accettare che l’opera di apprendimento e di allargamento della conoscenza sia ulteriormente rinviata da continui impedimenti di ordine burocratico che rasentano l’incredibile e l’assurdo. Non dimentichiamo che siamo in un’area dell’Unione Europea, quella del Mezzogiorno d’Italia, dove si continuano a fare grami investimenti per la ricerca di base e non si riesce nemmeno ad arrivare alla cifra tonda dell’1% del Pil, superata, invece, al Centro-Nord (1,33%). In nessun altro paese del mondo civile si è mai presentata una situazione così insostenibile e degradante per la comunità degli studiosi, al punto da ritardare per tanti anni la costituzione di una biblioteca di così grande valore, che non solo è strumento essenziale e imprescindibile per la ricerca di base in qualsiasi arte e scienza, ma è sempre stata, nel Mezzogiorno d’Italia, il terreno propizio alla fioritura di sani rapporti sociali e alla diffusione di nuova cultura, «rapporti culturali che, – come diceva Pietro Piovani – nati dal libro, lo trascendono», formando nuovo tessuto sociale. Come ha affermato l’Unesco, infatti, una biblioteca costituisce «una condizione essenziale per […] lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali», perché «la partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia dipendono da un’istruzione soddisfacente, così come da un accesso libero e senza limitazioni alla conoscenza, al pensiero, alla cultura e all’informazione».
È
giunto il momento che la biblioteca sia finalmente aperta affinché al
più presto i ricercatori possano procedere nelle loro ricerche e
affinché sia data una più degna prospettiva agli studenti di tutto il
Mezzogiorno d’Italia che ogni anno confluiscono a Napoli per i loro
studi ma che, per mancanza di strutture per la ricerca di base, sono
costretti, in una percentuale sempre più alta, ad emigrare per andare a
studiare all’estero.
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