Palazzo Marigliano    
 

 
facciata del palazzo

Il palazzo fu costruito, nel 1512-13, per Bartolomeo di Capua, principe della Riccia, conte di Altavilla, dall'architetto cosentino Giovanni Donadio, detto il Mormando, passò poi ai Marigliano del Monte nella seconda metà dell'800.
L'edificio ha subito notevoli alterazioni nel tempo, soprattutto nel basamento con l'apertura di botteghe che ne hanno interrotto la continuità. Esso rappresenta una delle dimore civili rinascimentali più belle ed eleganti che si possono incontrare nel tessuto urbano di Napoli

 

 Questo palazzo,  secondo Roberto Pane, "vanta la più elegante facciata rinascimentale di Napoli, anche se le sale interne non conservano quasi nulla della primitiva forma, perché rifatto in età barocca". Il palazzo è caratterizzato  dall’iscrizione "MEMINI" che si ripete sui frontali delle finestre e sull'arco di marmo dello scalone ed esorta alla conservazione e al massimo rispetto della memoria per costruire, con la lezione delle vicende del passato, un consapevole futuro



 

sedile di piperno sovrastato dall'epigrafe che ricorda la congiura di Macchia

Due epigrafi nell'atrio, poste al di sopra dei sedili di attesa, ricordano il tempo in cui nel palazzo si riunivano gli aristocratici protagonisti della congiura di Macchia (1701), sconfitti nel tentativo di sottrarre Napoli al trono di Spagna.
In un passato più vicino a noi si stampava nel palazzo la rivista "Il Giornale" diretta da Benedetto Croce. Attualmente il palazzo Marigliano è occupato, per la gran parte, dalla Soprintendenza Archivistica per la Campania, Istituto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

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